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25 Ottobre 2014La salpingectomia durante l’isterectomia può ridurre il rischio di cancro
Ricerche recenti suggeriscono che la salpingectomia bilaterale, fatta al momento dell’isterectomia con conservazione delle ovaie, non provoca alcun aumento del rischio chirurgico e delle complicaze operatorie e sta diventando sempre più accettata dalle pazienti e dai chirurghi, come strategia per ridurre il rischio di sviluppare nel tempo sia il carcinoma sieroso che le masse annessiali.
Christine Holschneider, ricercatrice dell’University of California Los Angeles (UCLA) afferma che “I dati emergenti che indicano la tuba di Falloppio come il sito di origine dei tumori sierosi pelvici, ha portato noi e altri a ipotizzare che la salpingectomia eseguita al momento dell’isterectomia potrebbe avere un impatto positivo sulle circa 600.000 isterectomie eseguite ogni anno negli USA”.
La Holschneider sostiene che il “British Columbia Ovarian Cancer Prevention Project“ stima una riduzione del 50% per il carcinoma ovarico in 20 anni, in caso di salpingectomia eseguita al momento dell’isterectomia o della sterilizzazione tubarica”.
Sostiene inoltre che alcuni dei benefici potrebbero osservarsi molto prima; infatti la potenziale prevenzione di masse annessiali post-isterectomia è un vantaggio molto più immediato. La tuba residua può evolvere in idrosalpinge, che richiede un ulteriore intervento chirurgico in un massimo di 8% dei pazienti. Se questo viene evitato con la salpingectomia al momento dell’isterectomia, tanto dolore, ansia e spese di assistenza sanitaria potrebbero essere risparmiati con un minimo sforzo aggiuntivo in anticipo.
Lo studio, i cui risultati sono stati presentati al 61st Annual Clinical Meeting dell’American Congress of Obstetricians and Gynecologists (ACOG), ha coinvolto 620 isterectomie con conservazione ovarica eseguite presso l’UCLA Medical Center.
L’analisi ha riguardato 133 pazienti con salpingectomia, abbinate ad un numero doppio di soggetti di controllo e divise per tipo di intervento chirurgico: isterectomia addominale, isterectomia laparoscopica e isterectomia vaginale.
Non ci sono state differenze tra casi e soggetti di controllo per età, etnia, indice di massa corporea, o dimensione uterina e nessuna differenza significativa nella morbilità chirurgica, compreso la durata dell’intervento chirurgico, la perdita di sangue, le complicanze post-operatorie, la durata della degenza ospedaliera, un nuovo ricovero, o lo sviluppo di infezione.
In termini di accettazione della procedura, il 100% delle pazienti sottoposte a isterectomia addominale o laparoscopica ha accettato la salpingectomia quando le è stata offerta; un numero lievemente minore di pazienti con isterectomia vaginale (94%) era disposto a subire la salpingectomia.
Un cambiamento nella pratica alla UCLA nel 2011 che incoraggia, ma che non obbliga, ad offrire a tutte le pazienti la salpingectomia bilaterale al momento dell’isterectomia con conservazione delle ovaie: il tasso di questa procedura è aumentato da circa il 3% nel 2009 e nel 2010, al 26% nel 2011, al 73% nel 2012.
Nel 2012 rispettivamente il 91%, 81%, e il 43% delle pazienti che hanno subito l’isterectomia addominale, laparoscopica o vaginale sono state sottoposte a questa procedura.
Motivi per la più bassa percentuale tra le pazienti con isterectomia vaginale sono la difficoltà a visualizzare le tube e l’anatomia anormale o le aderenze, ha detto il dottor Holschneider.
Tuttavia, questo non deve scoraggiare a scegliere la via vaginale: “Sulla base dei dati attuali e del fatto che l’isterectomia vaginale è attualmente la tecnica di isterectomia con la più bassa morbilità associata, la via chirurgica per l’isterectomia di una paziente deve essere determinata dall’indicazione al suo intervento chirurgico”, ha spiegato. “La proposta della salpingectomia al momento dell’isterectomia è incidentale, senza la necessità di espandere o modificre la via e la tecnica chirurgica”.
Il Dott. Dietl ha infine sottolineato che sarà necessario un più esteso follow-up per valutare se la salpingectomia profilattica ha davvero l’effetto desiderato sulla prevenzione del cancro sieroso dell’ovaio. Tuttavia, data l’alta mortalità associata a quest’ultima malattia, questo intervento potenzialmente preventivo e ben tollerato può essere già giustificato, soprattutto perché non ci sono alternative efficaci.
The American Congress of Obstetricians and Gynecologists (ACOG) 61st Annual Clinical Meeting: Abstract SY10. Presented May 8, 2013.
31 Maggio 2013